Inverno

In questi giorni  di freddo e di attesa di una catartica nevicata, sto ascoltanto (anzi è meglio dire stiamo)  molto questa canzone, sia nella versione originale che in questa di Battiato. Belle le parole, belle le immagine, sublime la tristezza, vale proprio la pena fermarsi qualche minuto per assaporarne in pieno la bellezza.

Pezzettino di teatro

LA LOCANDIERA di Carlo Goldoni ( 1707-1793).  Era molto che non leggevo Goldoni, a me diverte sempre molto, raffinato, arguto, vivace, allegro.

 goldoni

MIRANDOLINA: E’ permesso ?

CAVALIERE: Chi è di là ?

MIRANDOLINA : Comandi.

CAVALIERE : Leva là quel tondo (piatto) di mano .

MIRADONOLINA: Perdoni. Lasci ch’io abbia l’onore di metterlo in tavola colle mie mani [mette in tavola la vivanda]

CAVALIERE: Questo non offizioso vostro.

MIRANDOLINA: Oh, Signore, chi son io ? Una qualche signora ? Sono una serva di chi favorisce venire alla mia locanda.

CAVALIERE: (Che umiltà!”

MIRANDOLINA: In verità, non avrei difficoltà di servire in tavola tutti, ma non lo faccio per certi riguardi: non so s’ella mi capisca. Da lei vengo senza scrupoli, con franchezza.

CAVALIERE: Vi ringrazio. Che vivanda è questa ?

MIRANDOLINA: Egli è un intigoletto fatto colle mia mani.

CAVALIERE : (Domani a Livorno) Se avete che fare, non istate a disagio per me.

MIRANDOLINA. Niente, signore: la casa è ben provveduta di cuochi e servitori. Avrei piacere di sentire, se quel piatto le dà nel genio.

CAVALIERE: Volentieri, subito. [Lo assaggia]. Buono, prezioso. Oh che sapere ! Non conosco che cosa sia.

MIRANDOLINA Eh, io signore, ho de’ segreti particolari. Queste mani sanno far delle belle cose !